Cloverfield: non dimenticate il sacchetto per il vomito!
Rivela tutta la storia, si inventa anche delle cose che nel film non ci sono,
fa spoiler senza preavviso tipo il mostro è lostzilla e se ne frega assolutamente
del vostro diritto di guardare il film in santa pace reiterando
atti eticamente discutibili come dirvi che il protagonista
diventerà Jacob il capo degli altri di lost.
Invidioso del successo di J.J. questo articolo inventerà fatti
non corrispondenti alla realtà per farvi desistere dalla visione,
tipo il film fa venire da vomitare perché l'immagine traballa
per un ora e un quarto, e che cazzo a casa c'ho il blurei
e devo pagare 7 euri per vedere un film fatto con una macchinetta
che non c'ha neppure lo stabilizzatore ottico che sulla
mia nuova canon sul traghetto quest'estate sembrava fossi fermo.
Quindi, soprattutto se non avete ancora visto il film, non proseguite,
non c'è nulla di interessante da leggere qui sotto, tranne forse che la scena
finale con il Rambaldizer che ci fa una croce su lostzilla
con la Spada diRegno è proprio una ficata!
Cloverfield è un film, sotto alcuni punti di vista, onesto. E' sempre stato presentato come un "documento reale", la proiezione di un girato amatoriale in una situazione drammatica, il Blair Witch della fantascienza catastrofista.
Cloverfield non offre nulla in più di questo. Se pensate che il "genio" di J.J. Abrams possa aver farcito la pellicola di chissà quali trame complesse siete decisamente fuori strada. Il genio di JJ Abrams è tutto fuori dal cinema. Il genio di J.J. Abrams è quello che al cinema mi ha portato, non quello che ho potuto vedere una volta dentro.
Il genio di J.J. Abrams si è visto in una campagna virale senza eguali, che è riuscita a calamitare su questa pellicola, semplice e relativamente a basso costo, un attenzione sproporzionata. Giudicare il film senza tenerne conto non ha senso.
Volete il genio di J.J.? Eccolo qui, è tutto nel mostro:
Così come Lost (definito da Paolo Trubiano in LostBooks la prima serie TV del Web 2.0) vive anche nel web (non vi starete ancora chiedendo cosa siano i numeri maledetti, spero?), Cloverfield è, per come la vedo io, un "contenuto speciale premium" di un'avventura di ricerca e speculazione nata sul web e culminata al cinema.
Al contrario di Lost, eccellente prodotto di intrattenimento così com'è, Cloverfield fatica a mio parere a vivere di vita propria, staccato dal netbuzz. Non mi sognerò mai di dire - o pensare - che è un bel film, ma è un'esperienza che sono lieto di aver fatto.
Un tempo ogni lunapark aveva un cinema a 180º, magari in 3D. Credo che nessuno possa affermare che le pellicole di corse in macchina o in moto fossero bei film. Ma la sensazione di immersione valeva comunque il costo del biglietto.
Cloverfield è interamente girato con la telecamera a mano, ed è veramente molto fastidioso. Per fortuna è altrettanto breve, comunque si esce dal cinema quantomeno rincitrulliti, a volte con nausea e mal di testa.
Il sistema ha funzionato molto meglio per la Strega di Blair, sia perché i personaggi non erano improvvisati operatori ( e quindi anche le "finte riprese" risultavano più professionali) sia perché c'era meno azione e i sobbalzi erano solo saltuari, al contrario di questa pellicola che non offre allo spettatore un attimo di tregua.
In alcune scene la tecnica funziona a dovere, all'inizio riesce a trasmettere una discreta dose di panico, e durante gli scontri, i militari visti ad "altezza uomo" sembrano veramente cavalieri senza macchia impegnati in uno scontro impari, ma epico.
Peccato che il film non riesca a prendere totalmente le distanze dagli stereotipi della cinematografia del genere - tipo "mostro bavoso in cunicolo buio" - e l'interessante espediente dei parassiti, chiaramente necessario per la difficile interazione "ragazzi stupidi"/"mostro gigantesco" - poteva essere sfruttato meglio.
Bisogna ammettere altresì che, tralasciata la premessa del mostro gigantesco - saturo di parassiti senza dignità -, il film è molto realistico ed evita altri archetipi hollywoodiani forse ancora più fastidiosi: così, per una volta, i ragazzi belli e eroici non salvano il mondo (si, Michael Bay, ce l'ho con te!).
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Il mostro, per un esperto teratologo come il sottoscritto è stato nuovamente una delusione. Se vi aspettavate qualcosa di originale siete fuori strada. E' un fottuto Zerg. Un Ultralisk senza corrazza e senza falci (beh, è un mostro americano, no?). O se preferite è un Bio Titan dei Tyranids di Warhammer 40k, o uno dei mostri giganteschi di Resistance: Fall of Man. Insomma è quello che volete fuorché un design originale.
In questo caso il pre-film virale ha saputo essere più creativo. Ad esempio a me piaceva molto la balena mutata di Dougblot che avrebbe anche portato qualche elemento di "denuncia" già apprezzato nel notevolissimo lavoro coreano "The Host".
Leggendo qua e la su internet ho scoperto che nelle intenzioni dei creatori dell'essere questo doveva essere un cucciolo spaurito "come un elefante di un circo scappato dal recinto", questa impressione proprio non l'ho avuta guardando la pellicola, ma Reeves non mi sembra molto portato alla trasmissione di queste sfumature
Altrimenti considerate l'idea di aspettare il DVD (o blurei ), lo schermo più piccolo riduce probabilmente il mal di mare e forse offre un'esperienza addirittura più realistica per un "documento filmato non professionale".
L’Ultimo Uomo sulla Terra, ovvero “Io sono Leggenda” con Vincent Price è in pubblico dominio!
The Last Man on Earth è il primo e (secondo me) più riuscito adattamento cinematografico del romanzo di Richard Matheson "Io sono Leggenda".
La sua storia è molto curiosa, doveva essere un film Hammer, ma per una serie di peripezie finì nelle mani di Robert Lippert che decise di girarlo in Italia.
Già, The Last Man on Earth è un film molto italiano, girato a Roma nel 1964 con il titolo di "L'ultimo uomo sulla terra".
Il protagonista, che qui si chiama Robert Morgan invece che Robert Neville è un superbo Vincent Price, mentre la regia è di Ubaldo Ragona e Sidney Salkow.
Avevo promesso di non tornare più sull'argomento "Io sono leggenda", ma la scoperta è troppo ghiotta per essere ignorata.
La versione in inglese della pellicola è in pubblico dominio: è possibile scaricarla da Internet Archive completamente gratis, copiarla, duplicarla: volendo anche venderla.
Come è consuetudine dell'Archivio i formati disponibili sono molteplici: dallo streaming per connessioni dial-up, fino al grosso file Mpeg2 da oltre due gigabyte dal quale trarre un bel DVD da vedere, rivedere e conservare.
Come forse avevate intuito dal mio assioma amo molto questo film, che seppur non perfetto e non perfettamente aderente al romanzo, ne trasmette davvero l'atmosfera.
La sceneggiatura è stata scritta da Matheson in persona. Poi ha cambiato idea e ha preferito farsi chiamare con il nome di Logan Swanson perché non era soddisfatto, ma comunque si è fregato non le sue mani e non è stato uno scempio di terzi (a me il risultato sembra buono...)
Nonostante sia un attore di genere, le doti di Price sono universalmente riconosciute: è un attore raffinato, colto ed estremamente elegante e in questo film, nel quale spesso è solo con i suoi pensieri, non fa assolutamente eccezione.
Mi permetto di consigliare, a chi volesse esplorare ancora la filmografia di Price, una pellicole curiosa: I maghi del Terrore (The Raven), di Roger Corman, che nonostante il titolo è una commedia a sfondo fantasy-horror, scritta anch'essa da Richard Matheson ed incentrata sulla rivalità tra bizzarri stregoni.
Il cast è da non credere per un amante del genere, tanto da essere stato denominato "Il Triumvirato dell'Orrore": oltre a Vincent Price gli altri due stregoni sono gli indimenticabili Boris Karloff e Peter Lorre. Fatico a ricordare altre loro partecipazioni in un film brillante. Ha una parte persino un giovanissimo Jack Nicholson!
Tornando a The Last Man on Earth, potreste chiedervi se anche la versione in italiano sia quindi di pubblico dominio. Non conosco il caso specifico, ma la risposta è probabilmente NO, in quanto la traccia doppiata gode di diritti separati, come se fosse un'opera a sé stante.
Allora che aspettate? Scaricate The Last Man on Earth subito! Buona visione!
Halloween – The Beginning: che combini Rob?
A me il Rob Zombie regista convince. Anzi no. Empatizzo con lui.
Nella Casa dei 1000 Corpi mi sono addirittura trovato a pensare che, se avessero dato a me la possibilità di girare un horror, avrei fatto esattamente come lui: lo avrei riempito di citazioni, situazioni e di riferimenti presi dalle centinaia di B-Movie che tanto ho amato, trasformando la pellicola in un pasticcio barocco, insensato e sovraccarico fino ad esplodere.
Invece il Rob Zombie di The Devil's Reject mi è piaciuto moltissimo, senza "se" e senza "ma". Lo trovo un road movie davvero d'alta scuola (scuola di genere, ovviamente), ipnotico, emozionante e coinvolgente nella caratterizzazione dei personaggi. Credo sarà uno dei pochi film horror moderni a passare davvero alla storia e dei quali i nostri figli si lamenteranno per il remake, a tempo debito!
Ma il Rob Zombie di Halloween è semplicemente inaccettabile.
Quella di Michael Myers non è una gran storia. Non è complessa e neppure originale. Funziona solo nelle mani di un regista di mestiere e se la natura del mostro rimane completamente avvolta nel mistero, in modo che il film continui nelle teste degli spettatori.
Raccontare l'infanzia difficile di un paffutissimo Michael che un giorno si sveglia e diventa satana incarnato non è stata una buona scelta. Questo Halloween è un film vuoto come l'Uomo Ragno senza problemi familiari.
Per fortuna la signora Zombie che -permettetemi l'ardire- invecchia benissimo, vale sempre il prezzo del biglietto e anche Malcolm McDowell ha qualche sprazzo nella parte che fu di un Donald Pleasence decisamente più convincente.
Rob, per il futuro, rimani nel tuo ruolo e non spingerti oltre le donne licantropo delle SS, se non te la senti. Grazie.
L’ultima su “Io Sono Leggenda” poi giuro, la pianto!
Vi ho detto cosa penso del film, vi ho offerto un'alternativa a fumetti ed ora ho anche scoperto la mia missione.
Aggiornamento: nel frattempo ho scoperto che la versione con Vincent Price è in pubblico dominio!
Assioma di Becchi sui remake
Il Nascondiglio, di Pupi Avati
In questo periodo ho pochissimo tempo da dedicare alla rete, ma a seguito dell'interessante scambio di opinioni sul pessimo "La Terza Madre" voglio concedermi una mezz'ora per condividere alcune considerazioni sul film "Il Nascondiglio" di Pupi Avati, senza voler trasformare questi appunti in una recensione.
Ho visto questo film lo scorso lunedì e mi sono trovato indiscutibilmente di fronte ad un lavoro di altra caratura rispetto all'immondo prodotto del regista romano di cui sopra. Tuttavia devo comunque confessare di esserne rimasto piuttosto deluso.
Il film, è bene specificarlo subito, è un thriller più che un horror, a tratti addirittura un giallo investigativo più che un thriller e la storia più che spaventosa è patetica (nel senso che suscita compassione, non che è come la corazzata Potëmkin ).
La pellicola inizia molto bene, con scenografie suggestive, dialoghi e recitazione eccellenti nel flashback iniziale, ed anche nella prima mezz'ora abbondante la vicenda e i personaggi si delineano con fluidità, grazie ad un cast davvero notevole, a cominciare dalla protagonista Laura Morante, alla spalla con qualche elemento di comic relief del goffo Burt Young, fino all'ultima delle comparse del manicomio.
Peccato che la storia si perda troppo presto, la tensione si diluisca nell'investigazione, invero scontata e banale: quella che dovrebbe essere la discesa nella follia della protagonista si riduce ad essere solo una serie di azioni tremendamente stupide dettate da un "segno del destino", da una "premonizione" legata ad un nome proveniente dall'infanzia della protagonista, seguendo una "pista paranormale" sulla quale si specula per tutto il primo tempo ma che poi viene abbandonata da Avati senza alcuna spiegazione.
Il thriller dicevo, diventa giallo: l'antro buio e polveroso lascia posto alle biblioteche, ai testimoni degli eventi e alle aule di tribunale. Una vedova troppo curiosa che potrebbe essere tranquillamente Jessica Fletcher di trent'anni più giovane, si aggira per un paese dove tutti apparentemente cospirano contro di lei mentre sono introdotti decine di personaggi senza spessore che falliscono nell'impresa di risollevare una storia bella, ma irrimediabilmente compromessa dalla stentata narrazione.
Purtroppo persino il mistero finale, basato su di un espediente, si scioglie al sole come la neve che lo conteneva.
Concludendo, questo film è un disastro?
Assolutamente no, anzi devo dire che sono uscito dal cinema con la piacevole sensazione di aver visto un "horror" d'altri tempi che solitamente amo molto. Ci sono diversi elementi che mi hanno suggerito questa impressione: i dialoghi sono spesso corposi e formali come in quei bei film degli anni '50 più teatrali che cinematografici, dove gli uomini sono galanti e i bambini bene educati; la stessa SnakeHall: la "casa stregata" debordante di barocchi serpenti di cartapesta, sembra più consona ad una scenografia della Hammer che ad un film d'autore nostrano.
Persino i personaggi sono uno stereotipo incarnato: la vecchia pazza testimone si muove, parla ed è vestita come ci si aspetterebbe da una vecchia pazza cinematografica, il cattivo ha sempre lo sguardo torvo, si veste di nero e va in giro in limousine, il raffinato e sensibile esperto di vini è gay. Basti pensare che ogni testimone chiave della "vicenda della casa" ha subito qualche menomazione: chi ha perso l'uso delle gambe, chi la vista, chi le dita...
Trovo l'ambientazione americana un elemento estremamente positivo: giustifica l'architettura, la pena di morte e lo stile di vita, garantisce un senso di opprimente solitudine alla protagonista italiana ed evita quelle imbarazzanti situazioni, non rare nei film di Argento, nei quali la vicenda si svolge a Roma ma per qualche misterioso motivo tutti i protagonisti finiscono col chiamarsi Maighol o Robbbert.
La musica di Riz Ortolani è (senza sorprese) eccellente, anche se probabilmente non memorabile ed immediatamente riconoscibile come (un nome a caso[1] tra centinaia) il tema di Cannibal Holocaust che si ascolta una volta e non si dimentica più, geniale nello stridore con le immagini.
Insomma è una pellicola in fondo anche piacevole, ma che lascia in bocca il sapore insipido dell'occasione mancata, del capolavoro sfuggito per colpa della narrazione inficiata da un continuo inserire elementi che non porteranno a nulla e per questo verranno abbandonati, senza che riescano a confondere lo spettatore inducendolo al piacevole meccanismo della ricerca del colpevole, tipico di questo genere dei film.
Peccato.
[1] Potrebbe non essere davvero un nome a caso.
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Guardate cosa ha postato il nostro eroe su Comicsblog. Da non credere! Fantastico!! lovogliovederelovogliovederelovogliovedere!
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Volete il mio giudizio? Sette pollici in su! Oppure non-indelizioso! Insomma come diciamo noi per gahhhhhh?
Che fate siete ancora lì? Correte al cinema!
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Buona visione